Monte dei Paschi: cosa sta succedendo con la Giustizia

Ci risiamo: un’altra tegola giudiziaria su MPS, dopo 15 anni questa storia sembra non avere una fine.

Vediamo cosa sta succedendo a MPS e perchè:

Giuseppe Bivona, un finanziere associato al fondo Bluebell, accusa costantemente il Monte dei Paschi di Siena (MPS) e il suo management di cattiva condotta. Le sue accuse si concentrano in particolare sul finanziamento di 5,4 miliardi di euro fornito dallo Stato italiano nel 2017 per eliminare i prestiti in sofferenza della banca. Queste accuse hanno preso piede con il giudice Teresa di Pascale, che ha riaperto le indagini contro la leadership di MPS, estendendole anche a figure come Mario Draghi e la Banca Centrale Europea (BCE), sebbene non siano ancora sotto inchiesta.

Gli aiuti di Stato a MPS

Nel 2017, il governo italiano è intervenuto per salvare MPS dal potenziale fallimento attraverso una ricapitalizzazione precauzionale di 5,4 miliardi di euro, mossa approvata dalla Commissione Europea. Questo intervento mirava a stabilizzare la banca affrontando il deterioramento della sua situazione creditizia. L’esame accurato e le azioni legali in corso evidenziano la natura controversa di questo piano di salvataggio e le sue implicazioni più ampie sia per il management della banca che per i regolatori finanziari europei.

La crisi finanziaria della banca Monte dei Paschi di Siena (MPS) ha motivato l’intervento pubblico a causa dell’elevato livello di crediti deteriorati e delle difficoltà nella raccolta di capitali privati. Il rischio di un fallimento di MPS avrebbe potuto avere gravi conseguenze per l’intero sistema bancario italiano e per l’economia nazionale. Inoltre, l’intervento mirava a proteggere i risparmiatori, evitando perdite sui loro depositi. Lo Stato ha acquistato azioni di MPS a un prezzo ridotto, diventando il principale azionista con una quota del 68%. Questo intervento era subordinato all’attuazione di un piano di ristrutturazione che prevedeva la riduzione dei costi, la cessione di attività non strategiche e il rafforzamento patrimoniale della banca.

L’intervento pubblico ha stabilizzato la situazione finanziaria di MPS, evitandone il fallimento e permettendo alla banca di continuare le sue attività. Tuttavia, l’operazione ha comportato un costo significativo per lo Stato, che ha investito 5,4 miliardi di euro nel capitale di MPS. Questo intervento ha suscitato un ampio dibattito sull’uso delle risorse pubbliche per salvare una banca privata e sulla gestione della crisi. Attualmente, MPS ha avviato un percorso di risanamento e sta gradualmente riducendo la partecipazione statale nel suo capitale, ma deve ancora affrontare sfide significative per raggiungere una piena solidità finanziaria.

Monte dei Paschi di Siena cosa sta succedendo con la Giustizia

Il ruolo delle banche sistemiche

La Banca Centrale Europea (BCE) considera le banche sistemiche, note anche come SIFI (Systemically Important Financial Institutions), cruciali per il sistema finanziario e l’economia reale, tanto che il loro fallimento potrebbe provocare gravi danni a livello economico.

Per evitare tali conseguenze, la BCE sostiene che sia necessario intervenire per prevenire il default di queste istituzioni. Le principali ragioni includono la loro interconnessione con altre istituzioni finanziarie e l’economia, il ruolo cruciale che svolgono nel fornire credito e servizi essenziali, e il rischio di una perdita di fiducia nel sistema finanziario che potrebbe scatenare corse agli sportelli e difficoltà di finanziamento. Per questo motivo, la BCE ha implementato misure come requisiti patrimoniali più elevati, una supervisione più rigorosa e piani di risoluzione per gestire il fallimento ordinato di una banca sistemica.

Tuttavia, in situazioni di crisi grave, la BCE potrebbe intervenire direttamente per salvare una banca sistemica, fornendo liquidità o ricapitalizzandola con fondi pubblici, un intervento noto come “bailout”. Questo tipo di intervento è controverso: da una parte, è ritenuto necessario per evitare il collasso del sistema finanziario e proteggere i risparmiatori; dall’altra, è criticato per l’utilizzo di risorse pubbliche a favore di istituti privati e per il rischio di creare un problema di “azzardo morale”, incoraggiando le banche a prendere rischi eccessivi confidando nell’aiuto dello Stato. La BCE cerca di bilanciare questi interessi contrastanti, garantendo la stabilità del sistema finanziario senza incentivare comportamenti irresponsabili da parte delle banche.

In Italia, le banche considerate sistemiche sono suddivise in due categorie: Global Systemically Important Banks (G-SIBs) e Other Systemically Important Institutions (O-SIIs). Attualmente, nessuna banca italiana è inclusa nella lista delle G-SIBs. UniCredit era l’unica banca italiana presente fino al 2023, quando è stata rimossa dalla lista. Le O-SIIs, invece, sono banche di rilevanza sistemica nazionale identificate dalla Banca d’Italia secondo criteri stabiliti dall’Autorità Bancaria Europea (EBA).

Per il 2024, le O-SIIs italiane sono UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banco BPM, BPER Banca, Mediobanca, Gruppo Bancario Cooperativo ICCREA e Banca Nazionale del Lavoro (BNL). Queste banche devono rispettare requisiti patrimoniali più stringenti e sono soggette a una vigilanza più intensa per mitigare i rischi per la stabilità finanziaria nazionale. Specificamente, UniCredit, Intesa Sanpaolo e Banco BPM devono mantenere riserve di capitale pari rispettivamente all’1,50%, 1,25% e 0,50% delle loro esposizioni complessive ponderate per il rischio, mentre gli altri gruppi devono mantenere un buffer dello 0,25%. La metodologia di valutazione considera fattori come dimensioni, importanza economica, complessità e interconnessione.

Gli aiuti di Stato del 2017 a MPS

La Banca Centrale Europea (BCE) non vieta categoricamente gli aiuti di Stato alle banche ma li regolamenta per evitare distorsioni della concorrenza e garantire la stabilità finanziaria. Nel 2017 l’intervento del governo italiano nel Monte dei Paschi di Siena (MPS) è stato autorizzato dalla Commissione Europea d’intesa con la BCE come “ricapitalizzazione precauzionale”. Ciò è stato possibile per diverse ragioni: MPS era considerata una banca nazionale di importanza sistemica, il cui fallimento avrebbe potuto avere gravi ripercussioni sul sistema bancario e sull’economia italiana. L’intervento pubblico mirava a proteggere i depositanti e a prevenire una crisi di fiducia nel sistema bancario.

Inoltre, la ricapitalizzazione precauzionale era condizionata a diversi fattori: la solvibilità della banca era stata confermata dalla BCE, gli investitori privati ​​si erano impegnati ad acquistare il portafoglio di crediti inesigibili di MPS e MPS aveva presentato un piano di ristrutturazione credibile per garantire la redditività a lungo termine. Il quadro normativo europeo consente l’intervento pubblico in circostanze eccezionali per prevenire o affrontare gravi perturbazioni economiche e mantenere la stabilità finanziaria. Pertanto, l’intervento dello Stato italiano in MPS è stato giustificato dall’importanza sistemica della banca, dalla necessità di tutelare i depositanti, dal rispetto delle condizioni della Commissione Europea e dal quadro normativo applicabile. Tuttavia, questo intervento ha suscitato un ampio dibattito pubblico e critiche riguardo all’utilizzo di fondi pubblici per salvare una banca privata e alle modalità di gestione della crisi.

Fonte: Finanza Italia

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